L’opera di Ernesto De Martino tra antropologia e storia
Institut français – Centre Saint-Louis, 7 febbraio 2023

17-19 OTTOBRE 2022, ORE 16
Palazzo Serra di Cassano
Napoli – Via Monte di Dio, 14
https://www.iisf.it
IL DOPPIO SGUARDO DELL’ANTROPOLOGO
Lunedì 17
L’etnologia storicistica di Ernesto de Martino
Massimiliano Biscuso (IISF)
Gino Satta (Università di Bari)
Martedì 18
Il Mondo Magico come civiltà e come cultura
Fabio Dei (Università di Pisa)
Marcello Massenzio (AIEdM)
Mercoledì 19
Crisi della presenza e riscatto magico-religioso
Francesca Izzo (Università di Napoli L’Orientale)
Roberto Beneduce (Università di Torino)
Le registrazioni video delle tre giornate del laboratorio sono disponibili su Youtube:
11-14 ottobre 2021 | ore 15.30
L’incontro
si terrà in presenza e sulla piattaforma Zoom. Per iscrizioni alla
piattaforma Zoom inviare richiesta di adesione all’indirizzo newsletter@iisf.it.
Sarà inoltre possibile seguire il seminario in streaming sul nostro canale YouTube
Laboratorio
L’orizzonte formale del patire. La parola e l’immagine in Morte e pianto ritualedi Ernesto de Martino
In collaborazione con
Associazione Internazionale Ernesto de Martino
A cura di Marcello Massenzio, Massimiliano Biscuso e Wolfgang Kaltenbacher
Lunedì 11
Rito e musica. Il ruolo dell’indagine etnografica in Lucania nell’economia dell’opera
Marcello Massenzio (Associazione Internazionale Ernesto de Martino)
Giovanni Pizza (Università di Perugia)
Martedì 12
Dalla parola all’ immagine. L’Atlante figurato del pianto
Marcello Massenzio (Associazione Internazionale Ernesto de Martino)
Attilio Scarpellini (saggista)
Mercoledì 13
La risoluzione culturale della morte nel mondo antico e nel cristianesimo
Domenico Conte (Università di Napoli Federico II)
Valerio Petrarca (Università di Napoli Federico II)
Giovedì 14
Crisi della presenza, crisi del cordoglio e destorificazione mitico-rituale
Massimiliano Biscuso (IISF)
Marcello Musté (Sapienza Università di Roma)
a sessant’anni dalla spedizione nel Salento e da Sud e magia;
Matera e Galatina, luoghi fondativi degli studi etnoantropologici in Italia
Matera – Galatina 24/25 giugno 2019
Matera, 24 Giugno, Campus Universitario, Via Lanera, aula magna.
Galatina, 25 Giugno, Liceo Artistico “G. Toma”, Via G. Martinez, aula magna.
In
occasione del sessantesimo anniversario della spedizione etnografica
nel Salento guidata da Ernesto de Martino e della pubblicazione della
sua opera Sud e magia, il Club per l’UNESCO di Galatina in
collaborazione con il DICEM, il Corso di Studi Magistrale SAGE, la
cattedra UNESCO “Paesaggi
culturali del Mediterraneo e Comunità dei
saperi” dell’Università della Basilicata, l’Istituto di Discipline
Demoetnoantropologiche dell’Università del Salento, e con il contributo
del Club per l’UNESCO del Vulture e del Comitato Promotore del Club per
l’UNESCO di Matera, organizza un
Convegno di Studi sul tema “Ernesto
de Martino e il folklore” che si svolgerà in due giornate, il 24 e 25
giugno, la prima a Matera, la seconda a Galatina.
Le due Città
costituiscono altrettanti luoghi fondativi e altamente simbolici della
ricerca antropologica in Italia e soprattutto si mostrano, oggi,
particolarmente impegnate nella valorizzazione del patrimonio
culturale – materiale e immateriale – che custodiscono e promuovono.
L’occasione è, quindi, propizia per tornare ancora una volta a
riflettere sul pensiero dell’etnologo napoletano, che, in un modo o
nell’altro, per vie forse discutibili, ha provocato, ad alcuni decenni
dalla sua morte, importanti effetti nella rappresentazione dei territori
in cui ha svolto le sue indagini e nei meccanismi della
patrimonializzazione culturale.
Da qui l’idea di centrare la
riflessione sull’idea che de Martino ha del folklore, all’interno di un
dibattito accesosi, in Italia, nei due decenni successivi alla guerra,
innescato dalla pubblicazione delle Osservazioni
sul folklore di
Gramsci, che ha rilevanti implicazioni politiche, oltre che teoriche. De
Martino cerca percorsi di lettura, intraprende strade che poi
abbandona, per affidarsi a una posizione molto problematica,
che da
un lato vede il folklore come rottame sfuggito all’azione
storificatrice, e dall’altro come una testimonianza del fare storia da
parte delle classi subalterne.
Parteciperanno al convegno studiosi
che hanno lavorato sui temi sopra esposti, afferenti a istituti di
ricerca e universitari, in Italia e all’estero.
Il convegno si svolge con il Patrocinio di:
Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO – MIBAC – MIUR – Regione
Puglia – Regione Basilicata -Fondazione Matera Basilicata 2019 –
Provincia di Matera – Provincia di Lecce – Università della Basilicata –
Università del Salento – Università di Berna – Università di Losanna –
Università di Ginevra – Istituto Ernesto de Martino.
PROGRAMMA
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
“ERNESTO DE MARTINO E IL FOLKLORE”
Matera – Galatina 24/25 giugno 2019
I SESSIONE
Matera, 24 giugno 2019
Aula Magna del Campus Universitario, Via Lanera
Giornata dedicata a Luigi di Gianni
Sessione mattutina, ore 10.0:
presiede ed introduce Ferdinando Mirizzi (Università della Basilicata);
RELAZIONI
Francesco MARANO (Università della Basilicata) – “Ernesto de Martino e il neorealismo”;
Angela
COLONNA (Università della Basilicata) – “Warburg e De Martino e l’idea
di Atlante della memoria iconica della civiltà occidentale: appunti per
una ricerca”.;
Dorothy ZINN (Università di Bolzano) – “Patrimonio culturale e inclusione sociale: alcune riflessioni demartiniane”;
Eugenio IMBRIANI -“Rottami e riuso”.
DISCUSSIONE
Sessione pomeridiana, ore 15.00:
presiede Angela Colonna (Università della Basilicata)
RELAZIONI
Fabio DEI (Università di Pisa) – “De Martino contro il folklore? Revival, patrimonio e cultura popolare”;
Antonio
FANELLI (Istituto Ernesto de Martino) – Ernesto de Martino e il
folklore: fra l’angustia del “provincialismo piccolo-borghese” e le
astrattezze del “cosmopolitismo senza radici”;
Gino SATTA (Università di Bari) – Il “mondo magico” dei contadini lucani;
DISCUSSIONE
Aula Magna “Ist. D’Arte G. TOMA” Via G. Martinez
Giornata dedicata a Clara Gallini
Sessione mattutina ore 09,30:
presiede Giancarlo VALLONE (Università del Salento)
RELAZIONI
Raffaele RAUTY (Università di Salerno) – “Ernesto de Martino e lo sviluppo delle scienze sociali in Italia”;
Vincenzo
ESPOSITO (Università di Salerno) – “Fatti dall’uomo e destinati
all’uomo. Ernesto de Martino e i beni culturali folklorici”;
Enzo V. ALLIEGRO (Università di Napoli), – Ernesto de Martino, “La Terra del Rimorso” e l’antropologia simbolica italiana
Salvatore BEVILACQUA (Università di Losanna – “Dalla cultura popolare al patrimonio immateriale, e viceversa…”;
Berardino PALUMBO (Università di Messina) – “De-patrimonializzare de Martino, tra antropologia e performance”.
DISCUSSIONE
Sessione Pomeridiana ore 16.00:
presiede Maurizio NOCERA (Storico e Scrittore)
RELAZIONI
Michaela SCHAEUBLE (Università di Berna) – Anja DRESCHKE (Heinrich Heine University – Düsseldorf)
“Re-enactment as an audio-visual research tool: from De Martino to today”;
“La rievocazione-uno strumento di ricerca audiovisiva? Prospettive demartiniane e contemporanee”
Rossella SCHILLACI (Antropologa visuale) – VJESH / CANTO film documentario;
Andrea CARLINO (Università di Ginevra) presenta Brizio Montinaro e dialoga con l’Autore;
Brizio
MONTINARO (Attore e Scrittore) – Presentazione del testo: “Il teatro
della taranta. Tra finzione scenica e simulazione” Carrocci Editore.
DISCUSSIONE
MATTINA ORE 9.30
Moderatore: Marcello Massenzio
Saluti Istituzionali: Bruno Mazzara, Direttore
del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale (CORIS)
L’antropologa variopinta. Storie, luoghi, pensieri: Pietro Clemente
Percorsi di ragionevole follia: Adelina Talamonti
La Sardegna nel pensiero di Clara Gallini. Primi sondaggi: Benedetto Caltagirone
Naturalismo e storicismo nella demologia. Clara
Gallini e il paradigma magico: Fabio Dei
POMERIGGIO ORE 14.30
Moderatore: Gino Satta
Penser ensemble, entre Naples et Toulouse, Rome et Paris: Giordana Charuty
Quando i giochi erano pericolosi. Immaginari esotici e razzialisti nell’analisi di Clara Gallini: Enrico Sarnelli
Il breve e lungo rapporto con de Martino: Pietro Angelini
Clara Gallini, antropologa anche di se stessa: Annamaria Rivera
Etnologa del contemporaneo: Vincenzo Padiglione
GIOVEDÌ 26 MAGGIO ORE 15-18.30
Saluti e presentazione del convegno
MASSIMO BRAY, ANDREA CARLINO, GIOVANNI PIZZA
Prima sessione Mondo Magico e mondo popolare: presenza, crisi e riscatto
Coordina
ANDREA CARLINO
Intervengono
PETER BURKE
Two cultures of anthropology: Britain and Italy
ALESSANDRO ARCANGELI
Disincanto del mondo e declino della magia: per uno sguardo retrospettivo ai paradigmi della modernità
GIROLAMO IMBRUGLIA
Il sacrificio e la religione
ULRICH VAN LOYEN
De Martino lettore di Heidegger: premesse e compiti di una antropologia esistenziale
VENERDÌ 27 MAGGIO ORE 10-13
Seconda sessione Nel mondo della vita: etica e politica della cittadinanza
Coordina
MARCELLO MASSENZIO
Intervengono
CARLO SEVERI
De Martino, Kwon e l’antropologia della memoria
AMALIA SIGNORELLI
La domesticità utilizzabile: il contributo di Ernesto de Martino allo studio dell’economia politica
BERARDINO PALUMBO
Gli “occhi” del re. Naturalismo, storicismo e Stato in Ernesto de Martino
GIOVANNI PIZZA
Diplomazia vitale. De Martino, Gramsci e le politiche della presenza
ORE 15-18
Terza sessione Oltre la fine del mondo: l’officina dell’ultimo de Martino
Coordina
GIOVANNI PIZZA
Intervengono
RICCARDO DI DONATO
Lo storicismo ibridato del primo de Martino (1929-1949)
STEFANO DE MATTEIS
Camminare con la storia. La rifondazione dell’etnografia nell’ultimo de Martino
GIORDANA CHARUTY
Traduire La fine del mondo
MARCELLO MASSENZIO
Fine del mondo, fine di mondi
ROMA, GIOVEDÌ 26 E VENERDÌ 27 MAGGIO 2016
ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA
SALA IGEA – PALAZZO MATTEI DI PAGANICA
PIAZZA DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA, 4
Per informazioni
Organizzazione Attività Culturali Treccani – 06.68982233 – att.culturali@treccani.it
Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Treccani – 06.68982347 – ufficiostampa@treccani.it
20 Aprile 2016
Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli
Via Mezzocannone, 8 – Napoli
9.30 Saluti di apertura
Prima Sessione
Presiede: Gabriele Frasca
9.45 Giuseppe Galasso
De Martino fra storicismo ed etno-antropologia
10.15 Valerio Petrarca
Mondo europeo e mondi non europei nell’etnologia di Ernesto de Martino
10.45 Pausa
11.00 Giuseppe Cantillo
Note in margine a religione e civiltà moderna in Ernesto de Martino
11.30 Renata Viti Cavaliere
L’esistenza nel pensiero di Ernesto De Martino
12.00 Discussione
Seconda Sessione
Presiede Giuseppe Cantillo
15.00 Anna Donise
De Martino e le strategie di risposta alla crisi
15.30 Domenico Conte
De Martino e la patologia
16.00 Discussione
16.30 Pausa
Terza Sessione
16.45 Tavola rotonda
Ernesto de Martino tra crisi e ragione. Prospettive dal laboratorio napoletano
Modera: Valerio Petrarca
Discutono: Chiara Cappiello, Giuseppe Maccauro, Virginia Napoli, Donatella Nigro, Giulio Trapanese
Direzione scientifica
Giuseppe Cantillo
Domenico Conte
Valerio Petrarca
Segreteria organizzativa
Chiara Cappiello
(chiara.cappiello@unina.it)
GIORNATE DEMARTINIANE, 14 – 16 dicembre 2015 >>>
Per Ernesto De Martino a 50 anni dalla morte con tracce di Levi e Scotellaro
Negli anni Settanta del secolo scorso si radicò, nel tessuto culturale salernitano, un humus antropologico-culturale molto forte dovuto soprattutto alla presenza di Annabella Rossi, la studiosa allieva di Ernesto de Martino, allora titolare della Cattedra di Antropologia culturale nella nostra Università. Una prospettiva antropologica “demartiniana” che affascinò giovani, intellettuali, operatori della cultura, artisti, associazioni e gruppi radicati sul territorio.
La seconda sessione dei Colloqui di Salerno 2015 è così dedicata alla figura del grande antropologo italiano Ernesto de Martino, del quale si sta celebrando, il cinquantesimo anniversario della morte. Tuttavia, con de Martino, i Colloqui i Salerno 2015 intendono ricordare altre due figure di intellettuali e meridionalisti del secolo scorso, studiosi legati all’opera e alla vita dell’etnologo napoletano: Carlo Levi – scomparso proprio quarant’anni fa, nel 1975, autore del celeberrimo volume Cristo si è fermato a Eboli, la cui prima edizione compie oggi settant’anni – e Rocco Scotellaro – lo scrittore, poeta, politico scomparso prematuramente a soli trent’anni, amico di Levi e di de Martino il cui romanzo autobiografico, L’uva puttanella, fu pubblicato postumo, sessant’anni fa, nel 1955.
I. De Martino, lo spirito laico
Ernesto de Martino ha raccontato al mondo la cultura magico-religiosa del Sud, lo splendore e la miseria di un Mezzogiorno che «va al di là della geografia per diventare una regione dell’anima» (Niola). In pieno miracolo economico, il grande antropologo, con Sud e Magia, Morte e Pianto rituale e con La terra del rimorso, costringeva il nostro paese a prendere atto che l’Italia profonda non corrispondeva all’immagine che il paese aveva di sé. Una grande lezione di metodo sulla quale è doveroso continuare a riflettere.
Del grande capostipite dell’antropologia novecentesca i nostri Colloqui vogliono indagare, inoltre, gli aspetti della personalità più enigmatici e suggestivi, con una rilettura del nucleo profondo del pensare critico demartiniano anche sulla base di nuovi documenti e studi relativi alla sua formazione giovanile.
II. Levi, il padre
Mentre città e istituzioni varie pongono giustamente attenzione soprattutto al quarantennale della sua morte, ci piace qui sottolineare anche i settanta anni (1945, Einaudi) dalla prima edizione del Cristo e gli ottanta anni dalla data dell’esilio dello scrittore-pittore in Basilicata. Per l’attività antifascista nelle file di Giustizia e Libertà, Levi, infatti, nel 1935 è confinato, prima a Grassano, poi a Gagliano (in realtà, Aliano). Anni dopo, l’autore narrerà in prima persona le sue vicende e descriverà usi e costumi di una «gente mite, rassegnata e passiva, impenetrabile alle ragioni della politica».
Levi scrive Cristo s’è fermato ad Eboli tra il Natale del’43 e luglio del’44: l’opera – per metà diario e per metà romanzo – propone una prosa emotivamente partecipata, con digressioni storiche e antropologiche su temi come la civiltà contadina, il brigantaggio, i riti magici delle plebi meridionali. Un testo esemplare, tra arte e documento, prosa di memoria e reportage politico-sociale, destinato a influenzare non solo la letteratura ma anche le arti figurative ed il cinema neorealisti.
III. Scotellaro, il figlio
1.La storia della militanza politica di Scotellaro, ancora in larga parte da scrivere, coincide con quella culturale del Paese nell’immediato ultimo dopoguerra. Il ritrovamento (a Matera e ad Ivrea) di alcune lettere di questo grande “testimone e simbolo di una generazione” (L. Sacco), – parte a Matera, parte ad Ivrea -, scritte tra il 1952 e il 1953, quasi tutte da Portici, ha messo in moto la ricerca di ulteriori fonti, documenti e immagini, che si legano alla sua fulminea parabola politica. Animato da una forte carica morale e ideale, profusa nella produzione letteraria e nell’impegno politico, Scotellaro (Tricarico 1923-Portici 1953) è assurto a simbolo delle lotte per il riscatto del meridione. Ha anche lasciato liriche che – a giudizio di Montale – rimangono «le più significative del nostro tempo». Alla poesia – É fatto giorno (1954) – si affianca la prosa con Contadini del Sud (Laterza, 1954), e l’autobiografico L’uva puttanella (ivi, 1955). Gli scritti giovanili si trovano in Uno si distrae al bivio (pref. di Carlo Levi, 1974) e in Giovani soli (pref. di Leonardo Sacco, 1984).
2. Amelia Rosselli parla di Rocco (intervista a Sandra Petrignani, 1978): […]«Ero seduta nelle ultime file della sala [22 aprile 1950, Venezia, primo convegno partigiano: La Resistenza e la cultura in Italia], e a un certo momento si avvicinò un giovane simpaticissimo. Quando seppe che ero la figlia di Carlo Rosselli, sorpreso e interessato, si mostrò sempre più attento a me. Diventammo amici».
Ed ecco la versione di Rocco: «Quando capii il suo nome (parlava con accento inglese) non so se mi rafforzò il pensiero di essere amico e di innamorarmi di lei o piuttosto di venerarla come la figlia di un grande martire, che parlava più di tutti in quel convegno. Forse mi innamorava e la veneravo insieme. Sui poggioli delle sedie di ferro i nostri gomiti si toccavano. Pensavo di vederla, alta come me, quando ci fossimo alzati. E io chi ero? Lo dissi. Mi sapeva. Lesse le mie poesie. Accennò dei giudizi non completamente lusinghieri: ciò che permise uno scambio di sguardi che mi fecero più ardito. Uscimmo insieme. Mangiava al mio stesso ristorante ed era una coincidenza calzante. La presentai a tanti, me la sentivo già mia». E, più avanti, «ella luccica in volto come ieri. Sono due giorni che il suo splendore mi turba. Mi sento schifoso a confronto della sua bellezza». Oppure: «Metto a paragone lei con la solita ragazza illibata dagli occhioni melanconici e dalla carne che aspetta di essere toccata. È sempre la mia amica che si salva e vince, va in alto, guarda lontano, mi annienta, io sono a terra». Amelia aveva presto sublimato quel rapporto in legame familiare, «fratello e sorella» diceva, o piuttosto surrogato paterno e, morto Rocco, precipiterà di nuovo nella depressione, ma raccoglierà il testimone della poesia.