Il 17 settembre scorso è venuto a mancare George Saunders, Professore di Anthropologia presso la Lawrence University (Wisconsin, USA). È stato uno dei soci fondatori dell’Associazione Internazionale E. De Martino e tra i primi a imporre all’attenzione della comunità scientifica extra-europea l’opera di de Martino, posta al centro di saggi che ne illuminano lo spessore teorico e la metodologia della ricerca, alla luce del confronto con orientamente ermeneutici d’impostazione diversa. Oltre che studioso dell’antropologia italiana, fin dagli anni Settanta George Saunders ha
scelto l’Italia come uno dei suoi terreni privilegiati di ricerca nell’ambito dell’antropologia religiosa.
Dallo studio dei movimenti protestanti pentecostali in Toscana è scaturito un libro importante, rimasto allo stadio di manoscritto inedito fino al 2010, quando è stato pubblicato, grazie all’interesse mostrato dai suoi amici e colleghi italiani, e con il contributo dell’Associazione Internazionale E. De Martino: Il linguaggio dello spirito. Il cuore e la mente nel protestantesimo
evangelico, Pacini Editore (traduzione di Adelina Talamonti).
Nella Postfazione di Vincenzo Padiglione è delineato un pregevole ritratto scientifico e umano di G. Saunders, che con la sua “pedagogia del confronto” – per usare una locuzione di Clara Gallini – ha contribuito ad ampliare profondamente gli orizzonti della ricerca nel settore delle tradizioni antropologiche locali.
I suoi scritti e taccuini di campo sono custoditi presso Smithsonian National Anthropological Archives (https://sova.si.edu/record/NAA.2006-09).
Premio «Luciano Dondoli»
PRIMA EDIZIONE 2020
Associazione di studi storico- antropologici « Leone Verde »
In collaborazione con
Biblioteca Labronica «F. D. Guerrazzi»
Istituto «Niccolini-Palli» Livorno

In memoria di Luciano Dondoli, l’Associazione di Studi Storico-antropologici “Leone verde” istituisce un premio e una borsa di studio per incoraggiare i giovani e i loro studi alla costruzione di una società aperta e consapevole.
Studioso e interprete dello storicismo italiano di Benedetto Croce e della filosofia inglese di R. G. Collingwood, Luciano Dondoli (1928-2006), autore di numerose opere di storia del pensiero e di analisi della cultura, ha fondato nel 1986 la Rivista scientifica «Storia Antropologia e Scienze del linguaggio», sempre attiva, e conservata presso la “Labronica” dove si trova anche il suo fondo bibliografico di circa 15.000 volumi, molti dei quali di interesse storico-filosofico.
Apocalisse Tempo Cultura

Centro sull’Umanesimo Contemporaneo
in occasione della nuova edizione di E. De Martino, La fine del mondo, Einaudi 2019
Apocalisse Tempo Cultura
Discussione su De Martino
introduzione
Michele Ciliberto
relazioni
Carlo A. Bonadies
Antonio Fanelli
Vincenzo Ferrone
interverrà il curatore
Marcello Massenzio
31 gennaio 2020
15:30
PALAZZO STROZZI
ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI SUL RINASCIMENTO
FIRENZE
Sala Conferenze III piano
De Martino, riti simbolici per controllare l’apocalisse
Fabio Dei
da Alias del 29/09/2019 (per gentile concessione di autore e editore)
Antropologia culturale. Una nuova selezione ragionata degli scritti confluiti in «La fine del mondo», che analizza le strategie rituali con cui le culture tradizionali tengono a bada la «crisi della presenza»: da Einaudi
La magia, il pianto rituale, il tarantismo nel Mezzogiorno d’Italia avevano fornito a Ernesto De Martino gli argomenti attraverso i quali aveva acquisito una consistente notorietà, quando al momento della sua prematura scomparsa, nel 1965, stava scrivendo il libro che sarebbe stato titolato La fine del mondo. Dopo le ricerche sul campo degli anni Cinquanta, l’antropologo napoletano era tornato a concepire un’opera di vasto impianto comparativo e filosofico (come il suo precedente Mondo magico), il cui tema investiva le diverse rappresentazioni culturali dell’apocalisse – dalla crisi dell’universo addomesticato al crollo del Cosmo ordinato a favore di un Caos irrelato.
Erano almeno tre gli aspetti di questa «crisi radicale» del mondo, che interessavano De Martino. In primo luogo la sua declinazione psichiatrica, vale a dire il modo in cui il crollo del mondo (assieme e parallelamente al crollo del Sé) si manifesta nei vissuti psicopatologici, come quelli della schizofrenia. Inoltre, la presenza del tema dell’apocalisse nei riti e nei simboli religiosi delle antiche civiltà e delle culture etnologiche e popolari, dove la dissoluzione dell’ordine viene evocata nel contesto di una dinamica che ne contempla il superamento e la reintegrazione. Dunque, la crisi viene configurata solo per essere risolta all’interno dello stesso impianto rituale.
Una lunga storia editoriale
Nella successione sistematica di una spaventosa discesa agli inferi, poi
del ritorno in superficie, che riapre la presenza a un mondo ordinato e
domestico, De Martino coglie la chiave della «efficacia simbolica»
delle strategie con cui le culture tradizionali proteggono o
«guariscono» i loro membri dalla «crisi della presenza», vale a dire dal
rischio radicale del non esserci. E per finire, il tema dell’apocalisse
è ricercato da De Martino nelle diverse declinazioni della cultura
contemporanea, per esempio i grandi movimenti ideologici, come quelli
anticoloniali, marxisti e religiosi, nei quali il mutamento storico si
configura come il collasso di un vecchio mondo cui segue la nascita di
uno radicalmente nuovo. Ma anche le rappresentazioni della letteratura e
dell’arte contemporanea vengono contemplate, e le inquietudini
dell’immaginario di massa, ad esempio le fantasie di quello che si
chiamava allora l’«olocausto nucleare», in grado di concepire, per la
prima volta nella storia, la distruzione del mondo e dell’umanità nella
sua interezza.
La storia editoriale del libro è lunga. Al momento della morte, De
Martino aveva pubblicato sul tema solo alcuni brevi saggi, e raccolto
una gran quantità di appunti e stesure preliminari, ancora molto
frammentarie. Un gruppo di suoi colleghi e allievi, guidati dallo
storico delle religioni Angelo Brelich, propose alla Einaudi di curarne
la pubblicazione, ma il lavoro si rivelò molto difficile, tanto che il
gruppo dei curatori si sciolse e il libro finì per essere pubblicato più
di dieci anni dopo, nel 1977, con l’editing della sola Clara Gallini.
Edizione affascinante ma complicata: Gallini scelse di pubblicare
integralmente le cartelle di lavoro dell’autore, inclusive di schede e
appunti di lettura, e di varie stesure alternative degli stessi passi,
consententendoci così di entrare nel laboratorio dell’antropologo; ma,
al tempo stesso, produceva un libro di dimensioni eccessive e privo di
una chiara struttura saggistica e argomentativa. Da usare come
repertorio di suggestioni, certo, ma arduo per un pubblico non
specialistico o per l’uso universitario. Poi, qualche anno fa, due
studiosi francesi, Giordana Charuty e Daniel Fabre, insieme all’italiano
Marcello Massenzio, lavorando a una traduzione francese del libro,
pensarono di proporre una diversa selezione ragionata dei materiali.
Tornati all’archivio di De Martino, ripristinarono innanzi tutto
l’indice originario dell’autore, riorganizzando poi attorno ad esso i
testi, tagliando doppioni e ridondanze, e corredando il tutto di
apparati e commenti molto utili a ricostruire l’interna coerenza del
testo e i suoi legami con il complesso del pensiero demartiniano.
Il libro uscì in Francia nel 2016, a quasi quarant’anni dalla sua prima
apparizione, ed è appunto in questa edizione che Einaudi propone oggi in
italiano La fine del mondo Contributo all’analisi delle apocalissi culturali
(a cura di Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio, pp.
612, e 34,00). Per i lettori che non conoscevano ancora quest’opera, è
l’occasione per affrontarla in una forma decisamente più leggibile e
chiara della precedente; per gli altri – come nota lo stesso Massenzio
nella sua introduzione – la novità sta nella emergenza, ora più
compatta, dei principali nuclei teorici del pensiero di De Martino, che
erano andati inevitabilmente un po’ dispersi, nella prima edizione, in
mezzo al grande mare delle molte schede di lettura. In secondo luogo,
grazie anche agli apparati critici, è possibile storicizzare meglio il
testo, e comprenderne così il rilievo rispetto ai grandi indirizzi della
cultura europea del tempo.
Clara Gallini lo aveva interpretato, un po’ riduttivamente nel 1977, da
un lato come inspiegabile «ritorno a Croce», dall’altro come un riandare
ai temi dell’ontologia esistenzialista, in contrapposizione allo
storicismo marxista dominante in quegli anni. Oggi emerge invece con
maggior chiarezza l’originale e profonda sintesi teorica tentata da De
Martino – che non tradiva affatto lo storicismo ma gli conferiva semmai
maggior spessore innestandovi il tema della soggettivazione. Infine, ma
questo è un parere soggettivo, questa edizione lascia venire a galla
meglio la figura di un De Martino etnografo della società e della
cultura contemporanea. In tutte le sue opere precedenti, aveva messo a
fuoco la crisi della presenza e il suo riscatto o reintegrazione per
mezzo della cultura, riferendosi alla letteratura etnologica sui
«primitivi», poi al folklore magico-religioso delle «plebi rustiche del
Mezzogiorno», in ogni caso concentrandosi su società arcaiche o
premoderne. riscatto esistenziale e comunitario che è per lui la vera
costante della condizione umana.
La dinamica del riscatto
Fine del mondo, invece, gli interessa soprattutto riferire il
dispositivo crisi-reintegrazione alla «modernità», a una cultura
secolarizzata in cui riti e simboli abbandonano il lessico e
l’immaginario tradizionale, senza tuttavia cessare di esistere e di
funzionare. Sta qui la intramontabile attualità del libro – il suo
rapporto, cioè, con una realtà globale sempre più pervasa dalla
percezione della «crisi» e dal terrore di prospettive apocalittiche
(economiche, ecologiche, demografiche, politiche), insieme alla sua
capacità di indurre domande fondamentali: in che modo le culture odierne
configurano simbolicamente il rischio di un crollo del nostro mondo e
della nostra presenza? Lontano da ogni nostalgia della tradizione, De
Martino ci invita piuttosto a scrutare fino in fondo le complessità del
mondo contemporaneo, facendo emergere anche in esso quella dinamica del
riscatto esistenziale e comunitario che è per lui la vera costante della
condizione umana.
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https://ilmanifesto.it/de-martino-riti-simbolici-per-controllare-lapocalisse/
Ernesto De Martino, La fine del mondo. Contributo all’analisi delle apocalissi culturali
Nuova edizione
***
L’edizione definitiva della summa del vario e articolato pensiero di De Martino sulla filosofia della storia, sulle espressioni culturali della vita religiosa, sul ruolo e la funzione delle discipline psichiatriche ed etno-antropologiche.
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI “ERNESTO DE MARTINO E IL FOLKLORE”

a sessant’anni dalla spedizione nel Salento e da Sud e magia;
Matera e Galatina, luoghi fondativi degli studi etnoantropologici in Italia
Matera – Galatina 24/25 giugno 2019
Matera, 24 Giugno, Campus Universitario, Via Lanera, aula magna.
Galatina, 25 Giugno, Liceo Artistico “G. Toma”, Via G. Martinez, aula magna.
In occasione del sessantesimo anniversario della spedizione etnografica nel Salento guidata da Ernesto de Martino e della pubblicazione della sua opera Sud e magia, il Club per l’UNESCO di Galatina in collaborazione con il DICEM, il Corso di Studi Magistrale SAGE, la cattedra UNESCO “Paesaggi
culturali del Mediterraneo e Comunità dei saperi” dell’Università della Basilicata, l’Istituto di Discipline Demoetnoantropologiche dell’Università del Salento, e con il contributo del Club per l’UNESCO del Vulture e del Comitato Promotore del Club per l’UNESCO di Matera, organizza un
Convegno di Studi sul tema “Ernesto de Martino e il folklore” che si svolgerà in due giornate, il 24 e 25 giugno, la prima a Matera, la seconda a Galatina.
Le due Città costituiscono altrettanti luoghi fondativi e altamente simbolici della ricerca antropologica in Italia e soprattutto si mostrano, oggi, particolarmente impegnate nella valorizzazione del patrimonio
culturale – materiale e immateriale – che custodiscono e promuovono.
L’occasione è, quindi, propizia per tornare ancora una volta a riflettere sul pensiero dell’etnologo napoletano, che, in un modo o nell’altro, per vie forse discutibili, ha provocato, ad alcuni decenni dalla sua morte, importanti effetti nella rappresentazione dei territori in cui ha svolto le sue indagini e nei meccanismi della patrimonializzazione culturale.
Da qui l’idea di centrare la riflessione sull’idea che de Martino ha del folklore, all’interno di un dibattito accesosi, in Italia, nei due decenni successivi alla guerra, innescato dalla pubblicazione delle Osservazioni
sul folklore di Gramsci, che ha rilevanti implicazioni politiche, oltre che teoriche. De Martino cerca percorsi di lettura, intraprende strade che poi abbandona, per affidarsi a una posizione molto problematica,
che da un lato vede il folklore come rottame sfuggito all’azione storificatrice, e dall’altro come una testimonianza del fare storia da parte delle classi subalterne.
Parteciperanno al convegno studiosi che hanno lavorato sui temi sopra esposti, afferenti a istituti di ricerca e universitari, in Italia e all’estero.
Il convegno si svolge con il Patrocinio di:
Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO – MIBAC – MIUR – Regione Puglia – Regione Basilicata -Fondazione Matera Basilicata 2019 – Provincia di Matera – Provincia di Lecce – Università della Basilicata – Università del Salento – Università di Berna – Università di Losanna – Università di Ginevra – Istituto Ernesto de Martino.
PROGRAMMA
CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
“ERNESTO DE MARTINO E IL FOLKLORE”
Matera – Galatina 24/25 giugno 2019
I SESSIONE
Matera, 24 giugno 2019
Aula Magna del Campus Universitario, Via Lanera
Giornata dedicata a Luigi di Gianni
Sessione mattutina, ore 10.0:
presiede ed introduce Ferdinando Mirizzi (Università della Basilicata);
RELAZIONI
Francesco MARANO (Università della Basilicata) – “Ernesto de Martino e il neorealismo”;
Angela COLONNA (Università della Basilicata) – “Warburg e De Martino e l’idea di Atlante della memoria iconica della civiltà occidentale: appunti per una ricerca”.;
Dorothy ZINN (Università di Bolzano) – “Patrimonio culturale e inclusione sociale: alcune riflessioni demartiniane”;
Eugenio IMBRIANI -“Rottami e riuso”.
DISCUSSIONE
Sessione pomeridiana, ore 15.00:
presiede Angela Colonna (Università della Basilicata)
RELAZIONI
Fabio DEI (Università di Pisa) – “De Martino contro il folklore? Revival, patrimonio e cultura popolare”;
Antonio FANELLI (Istituto Ernesto de Martino) – Ernesto de Martino e il folklore: fra l’angustia del “provincialismo piccolo-borghese” e le astrattezze del “cosmopolitismo senza radici”;
Gino SATTA (Università di Bari) – Il “mondo magico” dei contadini lucani;
DISCUSSIONE
Aula Magna “Ist. D’Arte G. TOMA” Via G. Martinez
Giornata dedicata a Clara Gallini
Sessione mattutina ore 09,30:
presiede Giancarlo VALLONE (Università del Salento)
RELAZIONI
Raffaele RAUTY (Università di Salerno) – “Ernesto de Martino e lo sviluppo delle scienze sociali in Italia”;
Vincenzo ESPOSITO (Università di Salerno) – “Fatti dall’uomo e destinati all’uomo. Ernesto de Martino e i beni culturali folklorici”;
Enzo V. ALLIEGRO (Università di Napoli), – Ernesto de Martino, “La Terra del Rimorso” e l’antropologia simbolica italiana
Salvatore BEVILACQUA (Università di Losanna – “Dalla cultura popolare al patrimonio immateriale, e viceversa…”;
Berardino PALUMBO (Università di Messina) – “De-patrimonializzare de Martino, tra antropologia e performance”.
DISCUSSIONE
Sessione Pomeridiana ore 16.00:
presiede Maurizio NOCERA (Storico e Scrittore)
RELAZIONI
Michaela SCHAEUBLE (Università di Berna) – Anja DRESCHKE (Heinrich Heine University – Düsseldorf)
“Re-enactment as an audio-visual research tool: from De Martino to today”;
“La rievocazione-uno strumento di ricerca audiovisiva? Prospettive demartiniane e contemporanee”
Rossella SCHILLACI (Antropologa visuale) – VJESH / CANTO film documentario;
Andrea CARLINO (Università di Ginevra) presenta Brizio Montinaro e dialoga con l’Autore;
Brizio MONTINARO (Attore e Scrittore) – Presentazione del testo: “Il teatro della taranta. Tra finzione scenica e simulazione” Carrocci Editore.
DISCUSSIONE
Cultura, potere, genere
11 giugno, ore 17,00
Sala conferenze Fondazione Basso
Matteo Aria, Michele Prospero, Mariuccia Salvati, Aldo Tortorella
discutono del volume
CULTURA, POTERE, GENERE
La ricerca antropologica di Carla Pasquinelli
Coordina Alberto Olivetti

Chagall e l’ebreo errante

L’etnologo e il popolo di questo mondo

Presentazione del libro
L’etnologo e il popolo di questo mondo
di Riccardo Ciavolella (CNRS – Institut interdisciplinaire d’Anthropologie du Contemporain IIAC)
Presiede
Marcello Massenzio (Associazione Internazionale E. De Martino)
Introduce i lavori
Fabrice Jesné (Direttore degli studi per le Epoche moderna e contemporanea all’Ecole française de Rome)
Intervengono
Giuseppe Vacca (Fondazione-Istituto Gramsci)
Marie Bossaert (École française de Rome)
Fabio Dei (Università di Pisa)
Gino Satta (Università di Bari)
Antonio Fanelli (Università di Firenze)
Il terzo numero di nostos
Il terzo numero di nostos. Laboratorio di ricerca storica e antropologica è da oggi online. Il numero monografico è dedicato agli interventi al convegno Clara Gallini: il metodo e i campi di ricerca che si è tenuto presso il Dipartimento CORIS dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, a un anno di distanza dalla scomparsa di Clara, nel gennaio 2018.
Di seguito l’indice del numero:
nostos n° 3 – dicembre 2018
Nota redazionale
laboratorio
Adelina Talamonti, Clara Gallini: un’intellettuale resistente
Pietro Clemente, L’antropologa variopinta. Storie, luoghi, pensieri
Fabio Dei, Naturalismo e storicismo nella demologia. Clara Gallini e il paradigma magico
Francesco Faeta, L’antropologia visuale e l’etnografia visiva. Ripensando Clara Gallini (ed Ernesto de Martino)
Giordana Charuty, Penser ensemble, de près et de loin
Pietro Angelini, Il breve e lungo rapporto con de Martino
Annamaria Rivera, Clara Gallini, antropologa anche di se stessa
Vincenzo Padiglione, Clara Gallini. Un’etnologa del contemporaneo
riletture
Clara Gallini, Un filone specifico di studi nell’antropologia culturale italiana
ricerche
Andreas Iacarella, Lo psichiatra e il metallizzatore: genio e follia nel secolo delle meraviglie
à propos
Dorothy Zinn, Commento a G. Pizza, “Ernesto de Martino fuori di sé”
Marcello Massenzio – Gino Satta, Una nota su “L’etnologo e il popolo di questo mondo”
l’accesso è libero: si può leggere o scaricare dal sito della rivista