Giornate demartiniane

II sessione

GIORNATE DEMARTINIANE, 14 – 16 dicembre 2015 >>>
Per Ernesto De Martino a 50 anni dalla morte con tracce di Levi e Scotellaro

Negli anni Settanta del secolo scorso si radicò, nel tessuto culturale salernitano, un humus antropologico-culturale molto forte dovuto soprattutto alla presenza di Annabella Rossi, la studiosa allieva di Ernesto de Martino, allora titolare della Cattedra di Antropologia culturale nella nostra Università. Una prospettiva antropologica “demartiniana” che affascinò giovani, intellettuali, operatori della cultura, artisti, associazioni e gruppi radicati sul territorio.
La seconda sessione dei Colloqui di Salerno 2015 è così dedicata alla figura del grande antropologo italiano Ernesto de Martino, del quale si sta celebrando, il cinquantesimo anniversario della morte. Tuttavia, con de Martino, i Colloqui i Salerno 2015 intendono ricordare altre due figure di intellettuali e meridionalisti del secolo scorso, studiosi legati all’opera e alla vita dell’etnologo napoletano: Carlo Levi – scomparso proprio quarant’anni fa, nel 1975, autore del celeberrimo volume Cristo si è fermato a Eboli, la cui prima edizione compie oggi settant’anni – e Rocco Scotellaro – lo scrittore, poeta, politico scomparso prematuramente a soli trent’anni, amico di Levi e di de Martino il cui romanzo autobiografico, L’uva puttanella, fu pubblicato postumo, sessant’anni fa, nel 1955.

I. De Martino, lo spirito laico
Ernesto de Martino ha raccontato al mondo la cultura magico-religiosa del Sud, lo splendore e la miseria di un Mezzogiorno che «va al di là della geografia per diventare una regione dell’anima» (Niola). In pieno miracolo economico, il grande antropologo, con Sud e Magia, Morte e Pianto rituale e con La terra del rimorso, costringeva il nostro paese a prendere atto che l’Italia profonda non corrispondeva all’immagine che il paese aveva di sé. Una grande lezione di metodo sulla quale è doveroso continuare a riflettere.
Del grande capostipite dell’antropologia novecentesca i nostri Colloqui vogliono indagare, inoltre, gli aspetti della personalità più enigmatici e suggestivi, con una rilettura del nucleo profondo del pensare critico demartiniano anche sulla base di nuovi documenti e studi relativi alla sua formazione giovanile.

II. Levi, il padre

Mentre città e istituzioni varie pongono giustamente attenzione soprattutto al quarantennale della sua morte, ci piace qui sottolineare anche i settanta anni (1945, Einaudi) dalla prima edizione del Cristo e gli ottanta anni dalla data dell’esilio dello scrittore-pittore in Basilicata. Per l’attività antifascista nelle file di Giustizia e Libertà, Levi, infatti, nel 1935 è confinato, prima a Grassano, poi a Gagliano (in realtà, Aliano). Anni dopo, l’autore narrerà in prima persona le sue vicende e descriverà usi e costumi di una «gente mite, rassegnata e passiva, impenetrabile alle ragioni della politica».
Levi scrive Cristo s’è fermato ad Eboli tra il Natale del’43 e luglio del’44: l’opera – per metà diario e per metà romanzo – propone una prosa emotivamente partecipata, con digressioni storiche e antropologiche su temi come la civiltà contadina, il brigantaggio, i riti magici delle plebi meridionali. Un testo esemplare, tra arte e documento, prosa di memoria e reportage politico-sociale, destinato a influenzare non solo la letteratura ma anche le arti figurative ed il cinema neorealisti.

III. Scotellaro, il figlio

1.La storia della militanza politica di Scotellaro, ancora in larga parte da scrivere, coincide con quella culturale del Paese nell’immediato ultimo dopoguerra. Il ritrovamento (a Matera e ad Ivrea) di alcune lettere di questo grande “testimone e simbolo di una generazione” (L. Sacco), – parte a Matera, parte ad Ivrea -, scritte tra il 1952 e il 1953, quasi tutte da Portici, ha messo in moto la ricerca di ulteriori fonti, documenti e immagini, che si legano alla sua fulminea parabola politica. Animato da una forte carica morale e ideale, profusa nella produzione letteraria e nell’impegno politico, Scotellaro (Tricarico 1923-Portici 1953) è assurto a simbolo delle lotte per il riscatto del meridione. Ha anche lasciato liriche che – a giudizio di Montale – rimangono «le più significative del nostro tempo». Alla poesia – É fatto giorno (1954) – si affianca la prosa con Contadini del Sud (Laterza, 1954), e l’autobiografico L’uva puttanella (ivi, 1955). Gli scritti giovanili si trovano in Uno si distrae al bivio (pref. di Carlo Levi, 1974) e in Giovani soli (pref. di Leonardo Sacco, 1984).

2. Amelia Rosselli parla di Rocco (intervista a Sandra Petrignani, 1978): […]«Ero seduta nelle ultime file della sala [22 aprile 1950, Venezia, primo convegno partigiano: La Resistenza e la cultura in Italia], e a un certo momento si avvicinò un giovane simpaticissimo. Quando seppe che ero la figlia di Carlo Rosselli, sorpreso e interessato, si mostrò sempre più attento a me. Diventammo amici».
Ed ecco la versione di Rocco: «Quando capii il suo nome (parlava con accento inglese) non so se mi rafforzò il pensiero di essere amico e di innamorarmi di lei o piuttosto di venerarla come la figlia di un grande martire, che parlava più di tutti in quel convegno. Forse mi innamorava e la veneravo insieme. Sui poggioli delle sedie di ferro i nostri gomiti si toccavano. Pensavo di vederla, alta come me, quando ci fossimo alzati. E io chi ero? Lo dissi. Mi sapeva. Lesse le mie poesie. Accennò dei giudizi non completamente lusinghieri: ciò che permise uno scambio di sguardi che mi fecero più ardito. Uscimmo insieme. Mangiava al mio stesso ristorante ed era una coincidenza calzante. La presentai a tanti, me la sentivo già mia». E, più avanti, «ella luccica in volto come ieri. Sono due giorni che il suo splendore mi turba. Mi sento schifoso a confronto della sua bellezza». Oppure: «Metto a paragone lei con la solita ragazza illibata dagli occhioni melanconici e dalla carne che aspetta di essere toccata. È sempre la mia amica che si salva e vince, va in alto, guarda lontano, mi annienta, io sono a terra». Amelia aveva presto sublimato quel rapporto in legame familiare, «fratello e sorella» diceva, o piuttosto surrogato paterno e, morto Rocco, precipiterà di nuovo nella depressione, ma raccoglierà il testimone della poesia.

Sud e magia

Ernesto De Martino

Sud e magia

Edizione speciale con le fotografie originali di F. Pinna, A. Gilardi e A. Martin e con l’aggiunta di altri testi e documenti del cantiere etnologico lucano. A cura di Fabio Dei e Antonio Fanelli

Nuova Biblioteca
2015, pp. LII-318, rilegato,
ISBN: 9788868433512
€ 34,00
Scheda libro

«In quanto orizzonte stabile della crisi, la magia offre il quadro mitico di forze magiche, di fascinazioni e possessioni, di fatture e di esorcismi, e istituzionalizza la figura di operatori magici specializzati. In quanto operazione di riassorbimento del negativo nell’ordine metastorico, la magia è più propriamente rito, potenza del gesto e della parola: sul piano metastorico della magia, tutte le gravidanze sono condotte felicemente a termine, tutti i neonati sono vivi e vitali, il latte fluisce sempre abbondante nel seno delle madri, e così via, proprio all’opposto di ciò che accade nella storia».

È venuto il momento di riappropriarsi di Sud e magia di Ernesto de Martino. A cinquant’anni dalla morte dell’autore, questo grande classico dell’indagine etnografica sul nostro Mezzogiorno può essere oggi riletto per quello che effettivamente rappresenta: un contributo – modernissimo, addirittura precorritore – alla comprensione profonda dei modi e dei riti della cultura popolare che portano al riscatto dalla «crisi della presenza» in contesti di forte e perturbata criticità. La «bassa magia cerimoniale» praticata dai contadini lucani è interpretata come un ricco istituto culturale in grado di offrire protezione esistenziale ai ceti popolari, in un regime di vita dominato dalla miseria materiale e dall’oppressione politica. Nella lettura di de Martino, riti e simboli magici non contrassegnano una mentalità primitiva collocata fuori dalla storia (com’era stato per il Carlo Levi di Cristo si è fermato a Eboli): al contrario, il libro si sforza di considerarli all’interno di una più ampia «storia religiosa del Mezzogiorno» e delle relazioni tra classi egemoniche e subalterne che in essa si istituiscono. Coraggiosamente pubblicato per la prima volta nel 1959 da Giangiacomo Feltrinelli, il libro dà conto delle ricerche condotte dall’autore sulla cultura popolare in Lucania lungo il corso di una serie di «spedizioni etnografiche», la più significativa delle quali fu compiuta nel 1952. Attraverso una intensissima osservazione sul campo, operata con l’aiuto di tecniche e strumenti di grande rigore, l’indagine analizza quelle pratiche di possessione, fascinazione e magia che «proprio per la loro rozzezza ed elementarità rivelano più prontamente i caratteri strutturali e funzionali di quel momento magico che – sia pur affinato e sublimato – si ritrova anche nel cattolicesimo», vale a dire nelle forme più complesse della religiosità meridionale. Questa nuova edizione, introdotta da un denso saggio storico-critico dei curatori, ripropone tutti i testi e le immagini fotografiche dell’edizione del 1959, corredati e arricchiti da materiali rimasti per lo più inediti, raccolti qui per la prima volta in un percorso organico che introduce il lettore nello straordinario «cantiere» etnologico lucano da cui ha preso corpo il testo di Sud e magia.

http://www.donzelli.it/libro/9788868433512

Presenza e negazione

Presenza e negazione

Ernesto De Martino tra filosofia, storia e religione

Autore/i: Sergio Fabio Berardini

Collana: MEFISTO (12)

Pagine: 132
Formato: cm.14×21
Anno: 2015
ISBN: 9788846742346

Stato: Disponibile

Questo libro raccoglie cinque saggi dedicati a Ernesto De Martino e ad alcuni decisivi temi che la ricerca demartiniana ha sollevato in ambito filosofico, storico e religioso. Al centro della riflessione di Sergio Fabio Berardini vi sono, in particolare, la presenza umana e la crisi alla quale essa è sempre esposta, nonché la dialettica che sottende al suo riscatto. In queste pagine è messa in luce la potenza e la realtà del negativo, nei suoi aspetti logici, psicologici ed esistenziali, e così il ruolo di quelle tecniche simboliche (la magia e la religione) che, accanto a una più laica prassi umana, permettono all’uomo di affermare la propria presenza nel mondo e di mettere in atto un vero e proprio “esorcismo culturale”. Nel compiere questo movimento dietro le orme di De Martino, Berardini si confronta con alcune grandi figure della filosofia: Benedetto Croce, Ludwig Wittgenstein, Martin Heidegger, Karl Marx, et alii. Il quadro che ne esce è quello di un mondo culturale, l’Occidente, che, rimasto orfano di Dio e delle più solenni protezioni metastoriche, è chiamato a ricomporre il proprio orizzonte di senso.

Sergio Fabio Berardini è docente a contratto presso l’Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia. Per l’anno 2015 è ricercatore presso la Fondazione Centro Studi Campostrini di Verona. È autore di Nichilismo e rivolta (Padova 2008), La malattia per la morte di Kierkegaard. Introduzione e commento (Roma 2010), Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica di Ernesto De Martino (Trento 2013).

http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846742346&from=collana

Ernesto de Martino – A cinquanta anni dalla morte

Presso l’Università degli Studi della Basilicata

Matera

Lunedì 23 Novembre 2015

Università della Basilicata – Via San Rocco, Matera – Aula Sassu.

Programma:
ore 10 > Sud e Magia (Presentazioni di libri);
ore 15 > Antropologia Visuale – Etnomusicologia.

Intervengono:
Raffaello de Ruggieri, Vincenzo Esposito, Eugenio Imbriani, Francesco Marano, Ferdinando Mirizzi, Guido Raschieri, Nicola Scaldaferri, Felice Tiragallo, Dorothy Louise Zinn

Proiezioni di film:
L’attaccatura, di Luigi Di Gianni
La nerva ngarvaccata, documento audiovisivo
Il fascino discreto del Volto Santo, di Fabrizio Lecce e Giuseppe Carrier

Ernesto de Martino cinquantanni dopo

Ernesto de Martino cinquantanni dopo è un ciclo di seminari e incontri culturali dedicati alla memoria del grande antropologo italiano nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa, che si svolgeranno in numerose città italiane con un congresso finale a Roma nel maggio 2016, organizzati da un’ampia rete di istituzioni culturali, Università ed enti di ricerca internazionali fra i quali l’Istituto per l’Enciclopedia Italiana Treccani, la Fondazione Premio Napoli, l’Università di Ginevra, la Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici dell’Università di Perugia, l’Associazione Internazionale Ernesto de Martino, la Fondazione Istituto Gramsci, la Fondazione Angelo Celli per una Cultura della Salute.

 

Il seminario di Perugia Ernesto de Martino, l’antropologia e la politica costituisce l’inaugurazione di questo programma di iniziative scientifiche. Promosso dalla Scuola di Specializzazione in Beni Demoetnoantropologici della Università di Perugia, intende favorire una nuova riflessione sul contributo che Ernesto de Martino ha dato alla politica e all’etica della cittadinanza democratica. Protagonisti del seminario sono intellettuali e ricercatori di diversa generazione, allievi diretti e indiretti di de Martino, critici della cultura italiana e studiosi delle forme di vita dello stato nazionale. Ernesto de Martino 50 si apre a Perugia con un laboratorio di antropologia pubblica aperto, aperto al dibattito oltre i vincoli celebrativi, affinché possano emergere itinerari, dialoghi, confronti e qualche strumento utile per “oltrepassare” la crisi contemporanea.

 

Per ulteriori informazioni http://www.umbrialibri.com/ul-15-ernesto-de-martino-50-anni-dopo-il-ricordo-con-seminari-e-incontri/

Interviste sul Tarantismo

Dagli anni Novanta del secolo scorso, il tarantismo è al centro di un rinnovato interesse antropologico, sociologico, culturale: si assiste a una sorprendente fioritura degli studi, a un’imponente produzione saggistica e narrativa, che spazia dall’indagine dell’eredità demartiniana all’elaborazione delle più diverse ipotesi classificatorie (rituale di possessione, fenomeno magico-religioso, pratica di esorcismo-adorcismo); dalla creazione del topos letterario che celebra il luogo incorrotto e segnato dalla sopravvivenza di riti ancestrali, al processo di patrimonializzazione del tarantismo, che coinvolge numerosi attori sociali, portatori di istanze differenti, e converge sul dibattito intorno alle eredità culturali.

Il Salento torna così a essere un osservatorio privilegiato per l’antropologia italiana, un campo etnografico mutevole e complesso in cui si affermano pratiche reinventive e di ‘riuso’ dei materiali del tarantismo, nel segno dell’etnicità: il folk revival e il recupero della pizzica con una decisa rivendicazione identitaria; un fenomeno di riconversione simbolica, oggetto di accesa dialettica, per cui il tarantismo è passato, citando Marino Niola, «da stigma a bene immateriale ad attrattore turistico e volano di marketing territoriale».

Queste interviste, raccolte lungo l’arco di un quindicennio, rispondono a una duplice esigenza. Da un lato, l’amore del documento e il rigore metodologico guidano l’autore nel tentativo di tracciare con ordine e sistematicità una storia degli studi lunga diversi secoli e ricca d’innumerevoli contributi, col supporto di un paziente, puntiglioso lavoro di ricerca e compilazione bibliografica. Gli interlocutori – nomi prestigiosi della tradizione etnoantropologica italiana, letterati, studiosi di cultura locale e figure di rilievo del mondo popolare salentino – sono chiamati a verificare e approfondire, scandagliare gli aspetti sfuggenti o poco indagati di un fenomeno che è stato definito, con felice espressione, un «rompicapo ermeneutico».

Oltre che strumento d’indagine conoscitiva, l’intervista è però, per Sergio Torsello, occasione di stabilire quella che de Martino chiamava una relazione «di confronto»: colpisce lo sforzo di condividere interpretazioni e identità culturali, in una prospettiva dialogica e corale in grado di gettare un ponte fra generazioni e scuole, favorire un fertile confronto fra l’accademia e la cultura locale. Ne emerge, per usare un’immagine cara all’autore, «una tela infinita che continuamente si disfa e si ricompone, nella quale convivono osservatori e osservati, sguardi e punti di vista differenti», così da tessere insieme i mille fili che legano l’immaginario di un territorio.

«Mi piace pensare» scrive nella prefazione al testo Gabriele Mina «che Sergio, in modo ironico, sentisse l’eredità di quegli etnografi che battevano il territorio, paese per paese, interrogando chicchessia, accumulando dati e scrivendo missive alle accademie. Ora, per una volta, siamo noi a fare un passo indietro e a mettere in luce lui, leggendo qui le sue domande puntuali sull’identità dei luoghi e sulla reinvenzione della memoria, riconoscendo fra le sue note dettagliate la vocazione dell’antropologo militante».

 

Per scaricare un estratto del libro in formato pdf: http://www.kurumuny.it/index.php?option=com_oa&task=download&file=1437669232_Interviste+sul+tarantismo.pdf&lang=it

 

Seminario di ricerca etno-antropologica

A partire dal 3 novembre si terrà a Modena, ogni martedì fino al 1° dicembre, presso il Laboratorio di Etnologia, il seminario di ricerca etno-antropologica 2015/2016.
All’interno del seminario,  un ciclo di tre incontri sarà dedicato a “Antonio Gramsci e l’antropologia”.

Per ulteriori informazioni

http://www.labetno.unimore.it/site/home/articolo34031995.html

La crisi e l’oltre

Seminario di studio a cura dell’Associazione Internazionale Ernesto De Martino – Convento di S. Vincenzo – Bassano Romano (VT)

Venerdì 23 ottobre 2015 – ore 10:00

Marcello Massenzio, Presidente AIEdM, Presentazione

Pasquale Picone, Il mito di Fetonte e l’apocalisse culturale

Piero Arcangeli, I materiali visuali e sonori della ricerca nel Salento (1959)

Proiezione del film La taranta, di Gianfranco Mingozzi

Proiezione dei materiali video de La terra del rimorso

 

Venerdì 23 ottobre 2015 – ore 15:00

Gino Satta, Università di Modena e Reggio Emilia, Presentazione

Marcello Massenzio, École des Hautes Études en Sciences Sociales (Paris), Fine del mondo e fine di mondi

Roberto Beneduce, Università di Torino, Una Storia che angoscia. Note per un’etnopsichiatria della crisi e del riscatto a partire da “La fine del mondo”

Pasquale Voza, Università di Bari, Apocalisse culturale e mutazione antropologica (De Martino, Pasolini): tra passato e presente

 

Sabato 24 ottobre 2015 – ore 10:00

Giovanni Pizza, Università di Perugia, Incorporare la crisi italiana: Gramsci e de Martino

Simona Taliani, Università di Torino, Immagini del caos. Terra e veleni (o della maledizione di non essere niente)

Valerio Petrarca, Università di Napoli “Federico II”, Profetismi e apocalissi culturali

Le intrecciate vie

Le intrecciate vie.Carteggi di Ernesto de Martino con Vittorio Macchioro e Raffaele PettazzoniCarteggi di Ernesto de Martino con Vittorio Macchioro e Raffaele Pettazzoni

A cura di: Riccardo Di Donato, Mario Gandini

Questo volume raccoglie due carteggi che appaiono essenziali alla definizione della persona intellettuale di Ernesto de Martino (1908-1965) e che, in ragione delle caratteristiche degli altri due interlocutori, Vittorio Macchioro (1880-1958) e Raffaele Pettazzoni (1883-1959), contribuiscono ad una migliore comprensione dello svolgimento degli studi religiosi e di storia delle religioni nell’Italia del ventesimo secolo.
La pubblicazione di questi testi segue un criterio di elementare e primaria filologia e risponde ad un bisogno di conoscenza avvertito immediatamente da quanti praticano la ricerca storica: i documenti di rilievo devono essere resi pubblici perché ciascuno, leggendoli, possa formare il proprio giudizio.
Questo libro si pubblica soprattutto per i più giovani studiosi di storia della cultura italiana del ventesimo secolo che sapranno trarne nuovo stimolo alla ricerca e alla conoscenza.

Mario Gandini, nato a San Giovanni in Persiceto (Bologna) nel 1924, ha dedicato un cinquantennio della sua vita alla scuola statale, prima come insegnante poi come preside; dal 1950 per un trentennio ha curato la Biblioteca comunale locale, della quale ha fondato nel 1968 e tuttora dirige la rivista Strada maestra; delle numerose pubblicazioni sono da segnalare soprattutto le oltre 3500 pagine sulla vita e sull’opera di Raffaele Pettazzoni, reperibili on line (http://www.raffaelepettazzoni.it/MGANDINISM.htm).
Riccardo Di Donato (Roma 1947) insegna Letteratura greca nell’Università di Pisa. I suoi contributi demartiniani sono nei volumi: La contraddizione felice. Ernesto de Martino e gli altri, ETS Pisa, 1990; Compagni e amici. Lettere di Ernesto de Martino e Pietro Secchia, La Nuova Italia, Firenze 1993; I Greci selvaggi. Antropologia storica di Ernesto de Martino, Manifestolibri 1999; Ernesto de Martino, in: Enciclopedia Italiana. Ottava appendice, Roma 2013, 705-710; ulteriori contributi alle pp. 483-512 di: Per una storia culturale dell’antico. Contributi a una antropologia storica, ETS Pisa 2013.
Hanno inoltre collaborato all’edizione Emilia Andri e Annamaria Fantauzzi.

 

http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846742667&from=collana

Mourning, Magic, Ecstatic Healing Ernesto de Martino

International Conference
Mourning, Magic, Ecstatic Healing  Ernesto de Martino
Do, 9.7.  Fr, 10.7.2015
Kontakt: Martin Treml
Venue: Zentrum für Literatur- und Kulturforschung, Schützenstraße 18, 10117 Berlin
Thursday, 9.7.
14.00: Welcome and Introduction
14.30: I. Comparative Perspectives
Ulrich van Loyen  (Köln): Crisis, Mimesis, Transformation
De Martinos Unexpected Gift to German Cultural Theory
Martin Treml (ZfL): Nachleben of Antiquity in De Martino and Warburg
16.30 Break
17.00: II. Religion and Anthropology
Marcello Massenzio (Paris): History and Religion: A Complex Relationship
Giordana Charuty (Paris): Le monde magique peut-il inquiéter lhistoire de
lanthropologie?
19.00 Break
19.30: III: Evening Lecture
Carlo Ginzburg (Pisa): On De Martinos Project The End of the World, and its Genesis
Dinner
 Friday, 10.7.
10.00: IV. Pianto rituale
Davide Stimilli (Colorado): The Luxury of Tears: Warburg and De Martino on Klage and
Lamento
Sigrid Weigel (ZfL): Mourning and Lament  il mondo antico in a Christian Guise
12.00 Break (Catering)
13.00: V: De Martinos Field Work
Michaela Schäuble (Bern): Ecstatic Encounters: Spectacle and Reenactment in the Work of  De Martino and his Successors
Alexandra Rieder (Wien): Passagi inattesi nella terra del rimorso (1961). Rilettura critica del bestseller demartiniano attraverso la partitura
polifonica sulla spedizione nel Salento del 1959
15.00 Break
15.30 VI. Crisis and Rituals
Stefano De Matteis (Salerno): The Disappearance of Traditions and the Need for Symbols.
 De Martinos Approach to Ethnography of Ritual in his Late
 Studies
Katrin Solhdju (ZfL): The irrational per se never exists! De Martinos
Methodological Stance and its Repercussions in Ethnopsychiatry
17.30 Break
18.00
Charles Stewart (London): Economic Crisis and the Crisis of Presence: An
Ethnographic Study of Naxos, Greece
19.00 Refreshments (Catering)
20.00 Viewing video and audio material of De Martinos field work
The discovery of the South as terra magica, as a place where age-old, pre-ancient traditions of the Mediterranean merged with the Christian belief in saints was the central concern in the work of Ernesto de Martino (1908-1965). While the research conducted by the cultural scientist from Napoli remains mostly unknown in Germany, its impact in Italy was groundbreaking. A student of Benedetto Croce, this social anthropologist and religious studies scholar would also later become a member of the Italian Communist Party (PCI). During his field research in Southern Italy and on Sardinia he observed rituals of a mondo antico and mondo magico that can be traced back to shamanistic ideas persevering even in light of Ancient Greeces cultural legacy. Mourning and healing practices of this nature as well as rituals of enchantment or dissolution, all of which use a range of various mediums, prove to be means of representing and remedying experiences of personal crisis, such as death, sickness, or childlessness, via collective rituals. We can still see the continuation of this tradition in the tarantella as a part of the Souths musical culture. De Martino recorded his field research using both phono- and photographic technology as well as film. Segments of his materials were shown to a larger audience on the Italian state-run television station, RAI; the publics reaction to this encounter with their own pre-history was just as much marked by disturbance as it was by fascination. Following the upheavals in the 1960s and 1970s, that world of southern Italy went to ruin. In fact, it has virtually disappeared, along with the huge tobacco fields of Salento and their seasonal workers, and the rural culture of Lucania.
With his interest in the effectiveness of symbolic forms, the expressivity of pathos formulas, and the present-day relevance of the archaic, de Martino may be considered part of a line of theoreticians that includes Ernst Cassirer, Aby Warburg, Sigmund Freud and others. The fact that he remains basically unknown in Germany might be due to the fact that there are no translations of his most important works: Il mondo magico: Prolegomeni a una storia del magismo (1948), Morte e pianto rituale. Dal lamento funebre antico al pianto di Maria (1958), La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud (1961)  each one a masterpiece of method in the field of cultural science.