Apocalisse Tempo Cultura

Centro sull’Umanesimo Contemporaneo

Apocalisse Tempo Cultura
Discussione su De Martino

in occasione della nuova edizione di E. De Martino, La fine del mondo, Einaudi 2019

introduzione
Michele Ciliberto

relazioni
Carlo A. Bonadies
Antonio Fanelli
Vincenzo Ferrone

interverrà il curatore
Marcello Massenzio

31 gennaio 2020
15:30

PALAZZO STROZZI
ISTITUTO NAZIONALE DI STUDI SUL RINASCIMENTO
FIRENZE
Sala Conferenze III piano

De Martino, riti simbolici per controllare l’apocalisse

Fabio Dei

da Alias del 29/09/2019 (per gentile concessione di autore e editore)

Antropologia culturale. Una nuova selezione ragionata degli scritti confluiti in «La fine del mondo», che analizza le strategie rituali con cui le culture tradizionali tengono a bada la «crisi della presenza»: da Einaudi

La magia, il pianto rituale, il tarantismo nel Mezzogiorno d’Italia avevano fornito a Ernesto De Martino gli argomenti attraverso i quali aveva acquisito una consistente notorietà, quando al momento della sua prematura scomparsa, nel 1965, stava scrivendo il libro che sarebbe stato titolato La fine del mondo. Dopo le ricerche sul campo degli anni Cinquanta, l’antropologo napoletano era tornato a concepire un’opera di vasto impianto comparativo e filosofico (come il suo precedente Mondo magico), il cui tema investiva le diverse rappresentazioni culturali dell’apocalisse – dalla crisi dell’universo addomesticato al crollo del Cosmo ordinato a favore di un Caos irrelato.
Erano almeno tre gli aspetti di questa «crisi radicale» del mondo, che interessavano De Martino. In primo luogo la sua declinazione psichiatrica, vale a dire il modo in cui il crollo del mondo (assieme e parallelamente al crollo del Sé) si manifesta nei vissuti psicopatologici, come quelli della schizofrenia. Inoltre, la presenza del tema dell’apocalisse nei riti e nei simboli religiosi delle antiche civiltà e delle culture etnologiche e popolari, dove la dissoluzione dell’ordine viene evocata nel contesto di una dinamica che ne contempla il superamento e la reintegrazione. Dunque, la crisi viene configurata solo per essere risolta all’interno dello stesso impianto rituale.

Una lunga storia editoriale
Nella successione sistematica di una spaventosa discesa agli inferi, poi del ritorno in superficie, che riapre la presenza a un mondo ordinato e domestico, De Martino coglie la chiave della «efficacia simbolica» delle strategie con cui le culture tradizionali proteggono o «guariscono» i loro membri dalla «crisi della presenza», vale a dire dal rischio radicale del non esserci. E per finire, il tema dell’apocalisse è ricercato da De Martino nelle diverse declinazioni della cultura contemporanea, per esempio i grandi movimenti ideologici, come quelli anticoloniali, marxisti e religiosi, nei quali il mutamento storico si configura come il collasso di un vecchio mondo cui segue la nascita di uno radicalmente nuovo. Ma anche le rappresentazioni della letteratura e dell’arte contemporanea vengono contemplate, e le inquietudini dell’immaginario di massa, ad esempio le fantasie di quello che si chiamava allora l’«olocausto nucleare», in grado di concepire, per la prima volta nella storia, la distruzione del mondo e dell’umanità nella sua interezza.
La storia editoriale del libro è lunga. Al momento della morte, De Martino aveva pubblicato sul tema solo alcuni brevi saggi, e raccolto una gran quantità di appunti e stesure preliminari, ancora molto frammentarie. Un gruppo di suoi colleghi e allievi, guidati dallo storico delle religioni Angelo Brelich, propose alla Einaudi di curarne la pubblicazione, ma il lavoro si rivelò molto difficile, tanto che il gruppo dei curatori si sciolse e il libro finì per essere pubblicato più di dieci anni dopo, nel 1977, con l’editing della sola Clara Gallini.
Edizione affascinante ma complicata: Gallini scelse di pubblicare integralmente le cartelle di lavoro dell’autore, inclusive di schede e appunti di lettura, e di varie stesure alternative degli stessi passi, consententendoci così di entrare nel laboratorio dell’antropologo; ma, al tempo stesso, produceva un libro di dimensioni eccessive e privo di una chiara struttura saggistica e argomentativa. Da usare come repertorio di suggestioni, certo, ma arduo per un pubblico non specialistico o per l’uso universitario. Poi, qualche anno fa, due studiosi francesi, Giordana Charuty e Daniel Fabre, insieme all’italiano Marcello Massenzio, lavorando a una traduzione francese del libro, pensarono di proporre una diversa selezione ragionata dei materiali. Tornati all’archivio di De Martino, ripristinarono innanzi tutto l’indice originario dell’autore, riorganizzando poi attorno ad esso i testi, tagliando doppioni e ridondanze, e corredando il tutto di apparati e commenti molto utili a ricostruire l’interna coerenza del testo e i suoi legami con il complesso del pensiero demartiniano.
Il libro uscì in Francia nel 2016, a quasi quarant’anni dalla sua prima apparizione, ed è appunto in questa edizione che Einaudi propone oggi in italiano La fine del mondo Contributo all’analisi delle apocalissi culturali (a cura di Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio, pp. 612, e 34,00). Per i lettori che non conoscevano ancora quest’opera, è l’occasione per affrontarla in una forma decisamente più leggibile e chiara della precedente; per gli altri – come nota lo stesso Massenzio nella sua introduzione – la novità sta nella emergenza, ora più compatta, dei principali nuclei teorici del pensiero di De Martino, che erano andati inevitabilmente un po’ dispersi, nella prima edizione, in mezzo al grande mare delle molte schede di lettura. In secondo luogo, grazie anche agli apparati critici, è possibile storicizzare meglio il testo, e comprenderne così il rilievo rispetto ai grandi indirizzi della cultura europea del tempo.
Clara Gallini lo aveva interpretato, un po’ riduttivamente nel 1977, da un lato come inspiegabile «ritorno a Croce», dall’altro come un riandare ai temi dell’ontologia esistenzialista, in contrapposizione allo storicismo marxista dominante in quegli anni. Oggi emerge invece con maggior chiarezza l’originale e profonda sintesi teorica tentata da De Martino – che non tradiva affatto lo storicismo ma gli conferiva semmai maggior spessore innestandovi il tema della soggettivazione. Infine, ma questo è un parere soggettivo, questa edizione lascia venire a galla meglio la figura di un De Martino etnografo della società e della cultura contemporanea. In tutte le sue opere precedenti, aveva messo a fuoco la crisi della presenza e il suo riscatto o reintegrazione per mezzo della cultura, riferendosi alla letteratura etnologica sui «primitivi», poi al folklore magico-religioso delle «plebi rustiche del Mezzogiorno», in ogni caso concentrandosi su società arcaiche o premoderne. riscatto esistenziale e comunitario che è per lui la vera costante della condizione umana.

La dinamica del riscatto
Fine del mondo, invece, gli interessa soprattutto riferire il dispositivo crisi-reintegrazione alla «modernità», a una cultura secolarizzata in cui riti e simboli abbandonano il lessico e l’immaginario tradizionale, senza tuttavia cessare di esistere e di funzionare. Sta qui la intramontabile attualità del libro – il suo rapporto, cioè, con una realtà globale sempre più pervasa dalla percezione della «crisi» e dal terrore di prospettive apocalittiche (economiche, ecologiche, demografiche, politiche), insieme alla sua capacità di indurre domande fondamentali: in che modo le culture odierne configurano simbolicamente il rischio di un crollo del nostro mondo e della nostra presenza? Lontano da ogni nostalgia della tradizione, De Martino ci invita piuttosto a scrutare fino in fondo le complessità del mondo contemporaneo, facendo emergere anche in esso quella dinamica del riscatto esistenziale e comunitario che è per lui la vera costante della condizione umana. Condividi:

https://ilmanifesto.it/de-martino-riti-simbolici-per-controllare-lapocalisse/

CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI “ERNESTO DE MARTINO E IL FOLKLORE”

a sessant’anni dalla spedizione nel Salento e da Sud e magia;
Matera e Galatina, luoghi fondativi degli studi etnoantropologici in Italia

Matera – Galatina 24/25 giugno 2019

Matera, 24 Giugno, Campus Universitario, Via Lanera, aula magna.
Galatina, 25 Giugno, Liceo Artistico “G. Toma”, Via G. Martinez, aula magna.
In occasione del sessantesimo anniversario della spedizione etnografica nel Salento guidata da Ernesto de Martino e della pubblicazione della sua opera Sud e magia, il Club per l’UNESCO di Galatina in collaborazione con il DICEM, il Corso di Studi Magistrale SAGE, la cattedra UNESCO “Paesaggi
culturali del Mediterraneo e Comunità dei saperi” dell’Università della Basilicata, l’Istituto di Discipline Demoetnoantropologiche dell’Università del Salento, e con il contributo del Club per l’UNESCO del Vulture e del Comitato Promotore del Club per l’UNESCO di Matera, organizza un
Convegno di Studi sul tema “Ernesto de Martino e il folklore” che si svolgerà in due giornate, il 24 e 25 giugno, la prima a Matera, la seconda a Galatina.
Le due Città costituiscono altrettanti luoghi fondativi e altamente simbolici della ricerca antropologica in Italia e soprattutto si mostrano, oggi, particolarmente impegnate nella valorizzazione del patrimonio
culturale – materiale e immateriale – che custodiscono e promuovono.
L’occasione è, quindi, propizia per tornare ancora una volta a riflettere sul pensiero dell’etnologo napoletano, che, in un modo o nell’altro, per vie forse discutibili, ha provocato, ad alcuni decenni dalla sua morte, importanti effetti nella rappresentazione dei territori in cui ha svolto le sue indagini e nei meccanismi della patrimonializzazione culturale.
Da qui l’idea di centrare la riflessione sull’idea che de Martino ha del folklore, all’interno di un dibattito accesosi, in Italia, nei due decenni successivi alla guerra, innescato dalla pubblicazione delle Osservazioni
sul folklore di Gramsci, che ha rilevanti implicazioni politiche, oltre che teoriche. De Martino cerca percorsi di lettura, intraprende strade che poi abbandona, per affidarsi a una posizione molto problematica,
che da un lato vede il folklore come rottame sfuggito all’azione storificatrice, e dall’altro come una testimonianza del fare storia da parte delle classi subalterne.
Parteciperanno al convegno studiosi che hanno lavorato sui temi sopra esposti, afferenti a istituti di ricerca e universitari, in Italia e all’estero.
Il convegno si svolge con il Patrocinio di:
Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO – MIBAC – MIUR – Regione Puglia – Regione Basilicata -Fondazione Matera Basilicata 2019 – Provincia di Matera – Provincia di Lecce – Università della Basilicata – Università del Salento – Università di Berna – Università di Losanna – Università di Ginevra – Istituto Ernesto de Martino.

PROGRAMMA

CONVEGNO INTERNAZIONALE DI STUDI
“ERNESTO DE MARTINO E IL FOLKLORE”
Matera – Galatina 24/25 giugno 2019

I SESSIONE
Matera, 24 giugno 2019

Aula Magna del Campus Universitario, Via Lanera

Giornata dedicata a Luigi di Gianni

Sessione mattutina, ore 10.0:
presiede ed introduce Ferdinando Mirizzi (Università della Basilicata);
RELAZIONI
Francesco MARANO (Università della Basilicata) – “Ernesto de Martino e il neorealismo”;
Angela COLONNA (Università della Basilicata) – “Warburg e De Martino e l’idea di Atlante della memoria iconica della civiltà occidentale: appunti per una ricerca”.;
Dorothy ZINN (Università di Bolzano) – “Patrimonio culturale e inclusione sociale: alcune riflessioni demartiniane”;
Eugenio IMBRIANI -“Rottami e riuso”.
DISCUSSIONE

Sessione pomeridiana, ore 15.00:
presiede Angela Colonna (Università della Basilicata)
RELAZIONI
Fabio DEI (Università di Pisa) – “De Martino contro il folklore? Revival, patrimonio e cultura popolare”;
Antonio FANELLI (Istituto Ernesto de Martino) – Ernesto de Martino e il folklore: fra l’angustia del “provincialismo piccolo-borghese” e le astrattezze del “cosmopolitismo senza radici”;
Gino SATTA (Università di Bari) – Il “mondo magico” dei contadini lucani;
DISCUSSIONE

Aula Magna “Ist. D’Arte G. TOMA” Via G. Martinez

Giornata dedicata a Clara Gallini

Sessione mattutina ore 09,30:
presiede Giancarlo VALLONE (Università del Salento)
RELAZIONI
Raffaele RAUTY (Università di Salerno) – “Ernesto de Martino e lo sviluppo delle scienze sociali in Italia”;
Vincenzo ESPOSITO (Università di Salerno) – “Fatti dall’uomo e destinati all’uomo. Ernesto de Martino e i beni culturali folklorici”;
Enzo V. ALLIEGRO (Università di Napoli), – Ernesto de Martino, “La Terra del Rimorso” e l’antropologia simbolica italiana
Salvatore BEVILACQUA (Università di Losanna – “Dalla cultura popolare al patrimonio immateriale, e viceversa…”;
Berardino PALUMBO (Università di Messina) – “De-patrimonializzare de Martino, tra antropologia e performance”.
DISCUSSIONE

Sessione Pomeridiana ore 16.00:
presiede Maurizio NOCERA (Storico e Scrittore)
RELAZIONI
Michaela SCHAEUBLE (Università di Berna) – Anja DRESCHKE (Heinrich Heine University – Düsseldorf)
“Re-enactment as an audio-visual research tool: from De Martino to today”;
“La rievocazione-uno strumento di ricerca audiovisiva? Prospettive demartiniane e contemporanee”
Rossella SCHILLACI (Antropologa visuale) – VJESH / CANTO film documentario;
Andrea CARLINO (Università di Ginevra) presenta Brizio Montinaro e dialoga con l’Autore;
Brizio MONTINARO (Attore e Scrittore) – Presentazione del testo: “Il teatro della taranta. Tra finzione scenica e simulazione” Carrocci Editore.
DISCUSSIONE

Chagall e l’ebreo errante

Cultura, potere, genere

11 giugno, ore 17,00

Sala conferenze Fondazione Basso

Matteo Aria, Michele Prospero, Mariuccia Salvati, Aldo Tortorella

discutono del volume

CULTURA, POTERE, GENERE

La ricerca antropologica di Carla Pasquinelli

Coordina Alberto Olivetti

pasquinelli

http://www.fondazionebasso.it/2015/11-vi-2019-17h00-presentazione-volume-cultura-potere-genere-la-ricerca-antropologica-di-carla-pasquinelli/

L’etnologo e il popolo di questo mondo

Presentazione del libro

L’etnologo e il popolo di questo mondo
di Riccardo Ciavolella (CNRS – Institut interdisciplinaire d’Anthropologie du Contemporain IIAC)

Presiede
Marcello Massenzio (Associazione Internazionale E. De Martino)

Introduce i lavori
Fabrice Jesné (Direttore degli studi per le Epoche moderna e contemporanea all’Ecole française de Rome)

Intervengono
Giuseppe Vacca (Fondazione-Istituto Gramsci)
Marie Bossaert (École française de Rome)
Fabio Dei (Università di Pisa)
Gino Satta (Università di Bari)
Antonio Fanelli (Università di Firenze)

Il terzo numero di nostos

tavola rotonda a proposito della pubblicazione di La fin du monde

L’Istituto della Enciclopedia Italiana
è lieto di invitarLa alla tavola rotonda

«Il mondo è la storia vivente degli altri in noi»
Ernesto de Martino

a proposito della pubblicazione di Ernesto de Martino
La fin du monde. Essai sur les apocalypses culturelles
a cura di G. Charuty, D. Fabre e M. Massenzio [EHESS, Paris 2016]

Saluti di MASSIMO BRAY Intervengono CARLO ALBERTO BONADIES .
ILARIA BUSSONI . ROGER CHARTIER . MARCELLO MASSENZIO
Coordina ANDREA CARLINO

ROMA, MERCOLEDÌ 16 MAGGIO 2018, ORE 17.00
ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA
SALA IGEA – PALAZZO MATTEI DI PAGANICA . PIAZZA DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA
R.S.V.P. E INFORMAZIONI
ORGANIZZAZIONE ATTIVITÀ CULTURALI TRECCANI – 06.68982224 – ATT.CULTURALI@TRECCANI.IT
UFFICIO STAMPA E RELAZIONI ESTERNE TRECCANI – 06.68982347 – UFFICIOSTAMPA@TRECCANI.IT

Seminario su: Clara Gallini, Il consumo del sacro

Ernesto de Martino. La scienza del confronto. Concorso per giovani europei