Contro canto. Le culture della protesta dal canto sociale al rap

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Antonio Fanelli

Contro canto. Le culture della protesta dal canto sociale al rap

Prefazione di Alessandro Portelli

Virgola, n. 128

2017, pp. X-220

ISBN: 9788868436049

€ 25,00

Con la musica non si fa la rivoluzione, ma è pur vero che attraverso i linguaggi e le forme musicali e le pratiche di condivisione e di fruizione della musica si è espresso – e si esprime tutt’oggi – gran parte dello spirito antagonistico dei ceti popolari e delle giovani generazioni del nostro paese. Canzoni e generi musicali hanno caratterizzato varie fasi della nostra storia recente, lasciando un segno profondo nella memoria collettiva. Poca attenzione, però, è stata prestata alle forme di produzione, circolazione e ricezione delle musiche che hanno accompagnato i momenti di tensione politica e di scontro culturale. Si tratta di un vasto patrimonio di pratiche e di esperienze diffuse che delinea una sorta di vero e proprio «contro canto» della storia italiana. Il percorso tracciato in questo libro parte dall’analisi del canto sociale e politico di quelle che Antonio Gramsci definiva «le classi subalterne», prosegue con le vicende dei gruppi e dei movimenti che negli anni della contestazione si opposero all’omologazione di massa cercando di coniugare sperimentazione culturale e attivismo politico e arriva alle nuove forme espressive della conflittualità sociale negli anni del rap e dei centri sociali, con l’invenzione di inedite sonorità che intrecciano la riscoperta della memoria storica dei canti di lotta con la reinvenzione dei dialetti e delle identità locali, a cavallo tra culture giovanili, antagonismo politico, mercato discografico e libera diffusione tramite la rete. La creatività dei gruppi sociali in conflitto con la cultura ufficiale viene qui ricostruita mediante un viaggio tra le vicende del movimento operaio, dei movimenti sociali e delle culture giovanili, delineando un’originale rilettura della storia culturale italiana. Ispirato agli esiti più maturi dei cultural studies, questo lavoro mostra come, scavando nelle pieghe della produzione culturale e musicale, sia possibile leggere, in controluce, la storia del conflitto tra cultura alta e cultura popolare, tra consumo culturale di massa e avanguardie militanti, tra progetti egemonici dell’industria culturale e le forme e le pratiche di resistenza dal basso.

Tra crisi e riscatto


Angela Di Fazio
Tra crisi e riscatto
Elsa Morante legge Ernesto De Martino

Pp. 236 Uscita: 10/3/2017
Collana: Le Sfere – 153
ISBN: 978-88-6598-843-5

Pendragon

Prezzo: € 18,00

 

Un profilo di Elsa Morante, lettrice di etno-antropologia, a partire dai rilievi su un corpus di opere organiche alla ricerca di Ernesto De Martino: il saggio Pro o contro la bomba atomica (1965); la raccolta Il mondo salvato dai ragazzini e altri poemi (1968); i romanzi La Storia (1974) e Aracoeli (1982). Con questo intento il volume analizza, nelle particolari modulazioni morantiane, le tematiche demartiniane dell’antropogenesi (l’oscillazione tra “crisi della presenza” e “riscatto culturale” come forme costitutive dell’essere umano); il rapporto tra storia e metastoria; il concetto di “apocalisse culturale”; la risoluzione del lutto attraverso forme di compianto ritualizzate e la categoria della “festa” rivoluzionaria, motivi funzionali alla definizione, da parte di Morante, del ruolo dell’intellettuale nel secondo dopoguerra. Lo studio arriva così a definire l’eredità di De Martino nei termini di una teoria culturale, che incontra qui una particolare declinazione letteraria.

La fin du monde

Ernesto De Martino

La fin du monde

Essai sur les apocalypses culturelles

texte établi et traduit de l’italien
sous la direction de Giordana Charuty, Daniel Fabre et Marcello Massenzio

Ce livre présente les grands thèmes de l’œuvre d’Ernesto De Martino, le fondateur de l’anthropologie italienne, à partir d’une recherche comparative sur les relations entre formes religieuses et sécularisées, soit de l’idée, soit de l’expérience de fin et de régénération du monde. L’ouvrage vient compléter la connaissance de l’anthropologie démartinienne, réduite en France aux études consacrées à la vie religieuse en l’Italie du Sud. En passant d’une langue et d’une discipline à l’autre, cette enquête veut transformer les diagnostics portés au début du xxe siècle sur la « crise » ou le « déclin » de l’Occident, en symptômes pour qualifier la singularité de l’Occident à travers les genèses successives de l’expérience apocalyptique, et ce dans la perspective d’une anthropologie de l’histoire.

Une vision d’ensemble d’une œuvre difficile, partiellement traduite en français

Des archives et photographies inédites

Une redéfinition de l’anthropologie et de ses rapports aux autres sciences sociales

 

Table des matières


Incidenti di percorso


Presentazione Incidenti di percorso


Der besessene Süden: Ernesto de Martino und das andere Europa

Ein im deutschsprachigen Raum noch wenig bekannter großer europäischer Denker wird zurzeit an mehreren Orten Europas wiederentdeckt: der italienische Ethnologe, Geschichtsphilosoph und Religionshistoriker Ernesto de Martino (1908–1965). Es gehört zu seinen wichtigen Leistungen, mit seinem Denken der Magie des Südens einen Möglichkeitsraum geöffnet zu haben, in dem europäische Fragestellungen neu verhandelt werden können. De Martino hat mit seinen Studien zwischen tiefer Religiosität, kultischen Ritualen, Folklore und Zauberei, Heiligem und Archaik die Anthropologie für das wissenschaftliche und philosophische Denken fruchtbar gemacht. Für den ‘Lévi-Strauss Italiens’ ist
dabei die Besessenheit ein zentraler Begriff: sowohl als konkreter Untersuchungsgegenstand, etwa bei dem apulischen Tarentismus, der Tarantelbesessenheit, die sich in der italienischen Tarantella widerspiegelt, als auch als Befragung des ethnografischen Blickregimes, das zur ‘Besessenheit’ des Fremden (possessione) wird.
Ernesto de Martino, Schüler von Benedetto Croce, kann durch seine sozialanthropologischen Studien des europäischen Südens, seiner Analyse symbolischer Formen und Riten, dem Nachweis der Präsenz des Archaischen, in eine Linie mit Denkern wie Ernst Cassirer, Aby Warburg und Sigmund Freud gestellt werden.
Die vorliegende erste deutsche Textsammlung zu Ernesto de Martino erweitert den Zusammenhang zwischen Individuation und Besessenheit in kultur- und medientheoretischer Hinsicht. Die hier vorgestellten Beiträge zeigen, wie de Martinos Ansätze heute fruchtbar gemacht werden können und welches tarantelische Verunsicherungspotenzial ihnen innewohnt.

LETTURE DEMARTINIANE

secondo incontro delle
LETTURE DEMARTINIANE
organizzato dall’Associazione Internazionale Ernesto de Martino,
con la collaborazione della Fondazione Lelio e Lisli Basso

Fabio Dei, Antonio Fanelli, Giovanni Pizza, Gino Satta

dialogano su

E. de Martino, Sud e magia
a cura di F. Dei e A. Fanelli, Donzelli 2015

G. Pizza, Il tarantismo oggi
Carocci 2015

18 febbraio 2016, ore 15:00

Sala conferenze Fondazione Lelio e Lisli Basso
Via della Dogana Vecchia, 5 – Roma 

Sud e magia

Ernesto De Martino

Sud e magia

Edizione speciale con le fotografie originali di F. Pinna, A. Gilardi e A. Martin e con l’aggiunta di altri testi e documenti del cantiere etnologico lucano. A cura di Fabio Dei e Antonio Fanelli

Nuova Biblioteca
2015, pp. LII-318, rilegato,
ISBN: 9788868433512
€ 34,00
Scheda libro

«In quanto orizzonte stabile della crisi, la magia offre il quadro mitico di forze magiche, di fascinazioni e possessioni, di fatture e di esorcismi, e istituzionalizza la figura di operatori magici specializzati. In quanto operazione di riassorbimento del negativo nell’ordine metastorico, la magia è più propriamente rito, potenza del gesto e della parola: sul piano metastorico della magia, tutte le gravidanze sono condotte felicemente a termine, tutti i neonati sono vivi e vitali, il latte fluisce sempre abbondante nel seno delle madri, e così via, proprio all’opposto di ciò che accade nella storia».

È venuto il momento di riappropriarsi di Sud e magia di Ernesto de Martino. A cinquant’anni dalla morte dell’autore, questo grande classico dell’indagine etnografica sul nostro Mezzogiorno può essere oggi riletto per quello che effettivamente rappresenta: un contributo – modernissimo, addirittura precorritore – alla comprensione profonda dei modi e dei riti della cultura popolare che portano al riscatto dalla «crisi della presenza» in contesti di forte e perturbata criticità. La «bassa magia cerimoniale» praticata dai contadini lucani è interpretata come un ricco istituto culturale in grado di offrire protezione esistenziale ai ceti popolari, in un regime di vita dominato dalla miseria materiale e dall’oppressione politica. Nella lettura di de Martino, riti e simboli magici non contrassegnano una mentalità primitiva collocata fuori dalla storia (com’era stato per il Carlo Levi di Cristo si è fermato a Eboli): al contrario, il libro si sforza di considerarli all’interno di una più ampia «storia religiosa del Mezzogiorno» e delle relazioni tra classi egemoniche e subalterne che in essa si istituiscono. Coraggiosamente pubblicato per la prima volta nel 1959 da Giangiacomo Feltrinelli, il libro dà conto delle ricerche condotte dall’autore sulla cultura popolare in Lucania lungo il corso di una serie di «spedizioni etnografiche», la più significativa delle quali fu compiuta nel 1952. Attraverso una intensissima osservazione sul campo, operata con l’aiuto di tecniche e strumenti di grande rigore, l’indagine analizza quelle pratiche di possessione, fascinazione e magia che «proprio per la loro rozzezza ed elementarità rivelano più prontamente i caratteri strutturali e funzionali di quel momento magico che – sia pur affinato e sublimato – si ritrova anche nel cattolicesimo», vale a dire nelle forme più complesse della religiosità meridionale. Questa nuova edizione, introdotta da un denso saggio storico-critico dei curatori, ripropone tutti i testi e le immagini fotografiche dell’edizione del 1959, corredati e arricchiti da materiali rimasti per lo più inediti, raccolti qui per la prima volta in un percorso organico che introduce il lettore nello straordinario «cantiere» etnologico lucano da cui ha preso corpo il testo di Sud e magia.

http://www.donzelli.it/libro/9788868433512

Presenza e negazione

Presenza e negazione

Ernesto De Martino tra filosofia, storia e religione

Autore/i: Sergio Fabio Berardini

Collana: MEFISTO (12)

Pagine: 132
Formato: cm.14×21
Anno: 2015
ISBN: 9788846742346

Stato: Disponibile

Questo libro raccoglie cinque saggi dedicati a Ernesto De Martino e ad alcuni decisivi temi che la ricerca demartiniana ha sollevato in ambito filosofico, storico e religioso. Al centro della riflessione di Sergio Fabio Berardini vi sono, in particolare, la presenza umana e la crisi alla quale essa è sempre esposta, nonché la dialettica che sottende al suo riscatto. In queste pagine è messa in luce la potenza e la realtà del negativo, nei suoi aspetti logici, psicologici ed esistenziali, e così il ruolo di quelle tecniche simboliche (la magia e la religione) che, accanto a una più laica prassi umana, permettono all’uomo di affermare la propria presenza nel mondo e di mettere in atto un vero e proprio “esorcismo culturale”. Nel compiere questo movimento dietro le orme di De Martino, Berardini si confronta con alcune grandi figure della filosofia: Benedetto Croce, Ludwig Wittgenstein, Martin Heidegger, Karl Marx, et alii. Il quadro che ne esce è quello di un mondo culturale, l’Occidente, che, rimasto orfano di Dio e delle più solenni protezioni metastoriche, è chiamato a ricomporre il proprio orizzonte di senso.

Sergio Fabio Berardini è docente a contratto presso l’Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia. Per l’anno 2015 è ricercatore presso la Fondazione Centro Studi Campostrini di Verona. È autore di Nichilismo e rivolta (Padova 2008), La malattia per la morte di Kierkegaard. Introduzione e commento (Roma 2010), Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica di Ernesto De Martino (Trento 2013).

http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846742346&from=collana

Interviste sul Tarantismo

Dagli anni Novanta del secolo scorso, il tarantismo è al centro di un rinnovato interesse antropologico, sociologico, culturale: si assiste a una sorprendente fioritura degli studi, a un’imponente produzione saggistica e narrativa, che spazia dall’indagine dell’eredità demartiniana all’elaborazione delle più diverse ipotesi classificatorie (rituale di possessione, fenomeno magico-religioso, pratica di esorcismo-adorcismo); dalla creazione del topos letterario che celebra il luogo incorrotto e segnato dalla sopravvivenza di riti ancestrali, al processo di patrimonializzazione del tarantismo, che coinvolge numerosi attori sociali, portatori di istanze differenti, e converge sul dibattito intorno alle eredità culturali.

Il Salento torna così a essere un osservatorio privilegiato per l’antropologia italiana, un campo etnografico mutevole e complesso in cui si affermano pratiche reinventive e di ‘riuso’ dei materiali del tarantismo, nel segno dell’etnicità: il folk revival e il recupero della pizzica con una decisa rivendicazione identitaria; un fenomeno di riconversione simbolica, oggetto di accesa dialettica, per cui il tarantismo è passato, citando Marino Niola, «da stigma a bene immateriale ad attrattore turistico e volano di marketing territoriale».

Queste interviste, raccolte lungo l’arco di un quindicennio, rispondono a una duplice esigenza. Da un lato, l’amore del documento e il rigore metodologico guidano l’autore nel tentativo di tracciare con ordine e sistematicità una storia degli studi lunga diversi secoli e ricca d’innumerevoli contributi, col supporto di un paziente, puntiglioso lavoro di ricerca e compilazione bibliografica. Gli interlocutori – nomi prestigiosi della tradizione etnoantropologica italiana, letterati, studiosi di cultura locale e figure di rilievo del mondo popolare salentino – sono chiamati a verificare e approfondire, scandagliare gli aspetti sfuggenti o poco indagati di un fenomeno che è stato definito, con felice espressione, un «rompicapo ermeneutico».

Oltre che strumento d’indagine conoscitiva, l’intervista è però, per Sergio Torsello, occasione di stabilire quella che de Martino chiamava una relazione «di confronto»: colpisce lo sforzo di condividere interpretazioni e identità culturali, in una prospettiva dialogica e corale in grado di gettare un ponte fra generazioni e scuole, favorire un fertile confronto fra l’accademia e la cultura locale. Ne emerge, per usare un’immagine cara all’autore, «una tela infinita che continuamente si disfa e si ricompone, nella quale convivono osservatori e osservati, sguardi e punti di vista differenti», così da tessere insieme i mille fili che legano l’immaginario di un territorio.

«Mi piace pensare» scrive nella prefazione al testo Gabriele Mina «che Sergio, in modo ironico, sentisse l’eredità di quegli etnografi che battevano il territorio, paese per paese, interrogando chicchessia, accumulando dati e scrivendo missive alle accademie. Ora, per una volta, siamo noi a fare un passo indietro e a mettere in luce lui, leggendo qui le sue domande puntuali sull’identità dei luoghi e sulla reinvenzione della memoria, riconoscendo fra le sue note dettagliate la vocazione dell’antropologo militante».

 

Per scaricare un estratto del libro in formato pdf: http://www.kurumuny.it/index.php?option=com_oa&task=download&file=1437669232_Interviste+sul+tarantismo.pdf&lang=it